“La forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: Osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo…”
Con queste parole si apre il testo legislativo composto da Chiara ed approvato da papa Innocenzo IV il 9 agosto 1253, pochi giorni prima della morte della Santa. Si coglie subito il sogno di Chiara e delle sue compagne: dare alla propria vita – personale e comunitaria – la forma del Vangelo del Signore, vivendo insieme come Sorelle, in santa unità e altissima povertà.
Dal desiderio di vivere nell’unità della reciproca carità(cap.10,7) nascono le tante indicazioni della Regola, che prescrivono la partecipazione di tutte le Sorelle alle decisioni comunitarie, nella sincera ricerca dell’utilità comune. Questo aspetto è veramente sorprendente se pensiamo al contesto medioevale in cui la vita sociale, ecclesiale, comunitaria… era segnata da strutture rigidamente piramidali.
Accanto alla santa unità (=Sorelle) emerge l’altissima povertà (=Povere):Altissima perché scelta dal Figlio dell’Altissimo, il Signore Gesù, fattosi povero per arricchire noi. Altissima perché non è intesa solo come povertà personale, ma anche comunitaria.
Chiara e le Sorelle scelgono di farsi povere in senso radicale ed esistenziale, attraverso il cambiamento del loro stato sociale, scendendo al gradino degli ultimi e degli emarginati, che vivevano del loro lavoro manuale e di elemosine, al contrario delle classi sociali elevate, che vivevano di rendita.
La forma di vita delinea una esistenza priva di garanzie per il domani,fondata unicamente sulla fiducia lieta e coraggiosa nel Padre delle misericordie che avvolge del suo amore il semplice vissuto quotidiano.